Negli ultimi anni la popolazione di api e di altri insetti impollinatori ha subito un calo. Secondo la Fao, 71 delle 100 colture più importanti al mondo si riproducono grazie all’impollinazione. Più dell’80% delle coltivazioni destinate a nutrire l’uomo conta sul lavoro che questi insetti ci offrono gratuitamente. Se il numero di api continuerà a diminuire, molto presto non potremo più godere di alimenti come i frutti di bosco, le pesche, le castagne, le mele, le mandorle, ma anche le zucchine, i pomodori e tantissimi altri ortaggi. Lo stesso vale anche per i prodotti caseari come latte, yogurt, burro e formaggi freschi.

Apitalia, la rivista dedicata all’apicoltura italiana, da tempo segnala il rischio che corrono gli alveari a causa della diffusione dei neonicotinoidi, tre tipi particolari di insetticidi usati in agricoltura che agiscono sul sistema nervoso di insetti e parassiti. Insieme a questo problema, non va sottovalutata la perdita di habitat e l’inquinamento ambientale.

Ecco perché sostenere l’allevamento delle api è fondamentale per la nostra sicurezza alimentare e per difendere il nostro futuro e quello del pianeta.

Le domande più comuni sulle api

Come si fa a distinguere il tipo di miele che viene prodotto?

Le api tendono a concentrare la raccolta di nettare su una specifica fioritura. L’apicoltore deve:

  • conoscere, nella zona in cui alleva le api, le fioriture prevalenti;
  • conoscere i periodi di fioritura;
  • assicurarsi che le api siano nelle condizioni ottimali per raccogliere il miele.

All’inizio di una fioritura prevalente l’apicoltore mette il “melario” vuoto (parte dell’arnia con i favi dove le api stoccheranno il miele) sopra l’arnia e lo toglie alla fine della fioritura, così è possibile differenziare le varie tipologie di miele. Se non si fa questa distinzione e si raccoglie il miele con più essenze parliamo di “millefiori”. Oltre a questo accorgimento il miele deve comunque rispettare delle caratteristiche sia sensoriali che organolettiche tipiche della diversa tipologia di miele. Quindi, va raccolto nel periodo corretto rispettando anche le caratteristiche rispondenti alla specifica tipologia.

Cosa fanno le api quando non “lavorano”?

Praticamente le api lavorano sempre e non riposano mai. Durante la notte, quando c’è cattivo tempo o in inverno, stanno nell’alveare e si occupano delle pulizie, della manutenzione o semplicemente di ventilare l’arnia e di mantenere con il loro movimento la temperatura costante.

Da quante api è composta un’arnia?

In un’arnia vive una colonia di api: una regina, le operaie e i fuchi. Il loro numero varia in funzione della stagione. Nel periodo di massimo sviluppo, tra la fine della primavera e l’inizio dell’estate, si stima che si arrivi a circa 50mila api, mentre nel periodo invernale si scende a poche migliaia.

Qual è il periodo dell’impollinazione?

Semplicemente quando c’è il polline sui fiori, quindi prevalentemente nel periodo primaverile ed estivo con qualche eccezione per alcune specie botaniche.

Quali sono i problemi e le minacce più gravi per gli insetti impollinatori oggi?

Sicuramente la minaccia più importante è l’uomo che depaupera il territorio e riduce le zone di “pascolo” delle api. L’inquinamento e l’utilizzo di insetticidi e prodotti chimici di sintesi in agricoltura è un’ulteriore grave minaccia. Oltre alle avversità create dall’uomo ve ne sono alcune naturali che provocano gravi danni agli alveari, come la diffusione di Varroa, un piccolo “pidocchio” originario del sud est asiatico ormai endemico in quasi tutto il mondo, la Aethinia Tumida, un piccolo scarafaggio che distrugge gli alveari comparso anche nel nostro paese, e la Vespa Velutina, un insetto che danneggia gravemente le colonie di api presente in alcuni areali del nord ovest.

Quanto vive mediamente un’ape?

La regina può vivere anche 3 anni. Le api operaie e i fuchi hanno una vita molto breve: quelle nate in autunno vivono fino alla primavera, invece quelle nate tra la primavera e l’estate, dove il ritmo di lavoro è molto più intenso viste le forti fioriture, vivono meno di 2 mesi.